mercoledì 13 giugno 2007

Il Caos delicato di Salvatore Scullari


Mi emoziono di fronte al Caos di Salvatore Scullari.
Caos delicato nelle sterpaglie della mente.
Caos ordinato fatto di non buio e di universo in costruzione.
Caos propositivo, generatore di nuovi mondi.
In ogni opera il movimento compare come elemento fondante del caos, linee che convergono e divergono trasformandosi in elementi di vita quotidiana o in eventi universali appena percepibili per sensazione.
Ogni realta' si potrebbe scomporre in elementi geometrici finiti, ogni realta' scompare verso linee di tendenza che si traducono a volte in forme della vita quotidiana e a volte si portano ai confini dell'universo gettandosi nei buchi neri.

Ho conosciuto Salvatore Scullari nel '65. Eravamo coetanei e avevamo 14 anni. Scarsamente portato alle passioni della politica che allora ci incominciavano a pervadere e' sempre stato animo gentile e delicato, rivolto piu' alla riflessione che al combattimento. A volte trasognato, immerso nell'inseguire pensieri e sul come poi tradurli in colori, in sacchi di juta, in pittura, in scarpe da tennis mutilate o in un assemblaggio di tutte queste cose ha sempre dato poca importanza alla cose materiali o a tutto ci che ci mette mediaticamente in vista.
Avrebbe dovuto nascere a New York non a Vibo Valentia. Per quanto io sono convinto che la sua arte col tempo avra' una risonanza ampia.
Artista in tutte le sue piu' intense espressioni fa del colore e del non colore, del materiale e del non materiale i suoi attrezzi in cui scava fino a tirare fuori sensazioni e riflessioni del tutto originali.

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