martedì 24 luglio 2007

Enrico Letta si candida a premier del PD

Un premier di 41 anni! Finalmente.
Un esperto di politica internazionale.
Un esperto di welfare.

Un politico di larghe vedute

Referendario:
Penso sia lo stimolo giusto perché il Parlamento approvi una legge elettorale sul modello tedesco, quello vero, con una soglia di sbarramento non fittizia».

Giovane con i giovani
C’è una generazione tra i trenta e i quarant’anni che nella politica è poco rappresentata. Non mi rivolgo soltanto ai miei coetanei. Ma non mi chiamo fuori: di quella generazione faccio parte; e credo che abbia molto da dare, soprattutto al partito democratico.
Ci siamo formati negli anni Ottanta; anni bistrattati, che in realtà sono stati straordinari. E non soltanto per la musica, la tv, il cinema, il design.
Non è vero che siano stati soltanto gli anni del riflusso; la formazione di chi era ragazzo allora è stata forse più equilibrata di quella della generazione precedente. Questo ci rende per certi aspetti più liberi».
Gli esempi che si potrebbero fare sono molti. «Aver cominciato a seguire la vita pubblica dopo la crisi delle ideologie ci ha avvantaggiati. Non essendoci mai illusi, non abbiamo vissuto la fase della disillusione». Da qui un atteggiamento più equilibrato, anche nei confronti dell’America: «Prima di noi è cresciuta una generazione critica, e anche giustamente: erano gli anni del Vietnam. Qualcosa di simile sta accadendo ora con l’America di Bush che scatena la guerra in Iraq.
Per noi l’America era il grande avversario dell’Unione sovietica, un Paese che davvero non esercitava su di noi alcuna attrattiva, così come la Cina postmaoista.
Abbiamo amato gli Stati Uniti, fin da subito; e questo ci rende liberi, quando occorre, di criticarli.
Vorrei fare in modo che il nuovo partito sia costruito un po’ come l’enciclopedia Wikipedia, un po’ come un quadro di Van Gogh. Come accade con Wikipedia, anche nel Pd ognuno delle centinaia di migliaia di partecipanti deve portare il proprio contributo, le proprie competenze, che in certi campi sono di sicuro maggiori delle mie e di quelle dei leader del centrosinistra. E, come i quadri di Van Gogh, il nuovo partito deve avere tinte forti: un giallo che sia giallo, un blu che sia blu. Non deve porsi per prima la questione della mediazione, che è importante, ma dovrà seguire; il Pd deve innanzitutto dire la sua.
L’accordo sulle pensioni dimostra che il governo Prodi c’è, eccome abbiamo raggiunto tre obiettivi. Tutelare i giovani e i precari, con il riscatto della laurea, la totalizzazione dei contributi per evitare che un solo euro versato vada sprecato.

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