Sul
giornale la “Gazzetta del Sud", l’articolo "Qualità della vita - Una severa batosta da fare tesoro per risalire la china" ci ha inaspettatamente
sorpreso non certo per quanto riportato (è da anni che la nostra città è
inserita tra le ultime), bensì per quanto affermato da alcuni cittadini che
rivestono un ruolo ed hanno una posizione rispettabile in società. Hanno
infatti dichiarato: “il territorio è sfibrato, così come la classe dirigente e
politica che a quel territorio dovevano dare un modello”, la città è “ammalata”
e “ognuno ha le sue responsabilità”, per passare poi alla confessione che
“nella città capoluogo manca l’ordinario”. Non ci sembra il caso di discutere
su quanto riportato dall’articolo che è condivisibile, però è bene integrare
con alcune considerazioni sulla “Qualità della vita” a Vibo Valentia. Questo nella
speranza che dopo il rammarico o la velata confessione o l’evidenziazione di
una cruda realtà, si possa aprire una fruttuosa discussione tale da consentire,
finalmente, quella programmazione fino ad ora inesistente come sostiene il
segretario della CGIL.
Comunque,
la perplessità che tutto resterà come prima, in una stantia e momentanea
lamentala da bar che perpetua lo status quo, rimane, finché non ci sarà un
salutare scatto d’orgoglio dei cittadini.
Ad
ogni annuale “sonora batosta” che relega la nostra città negli ultimi posti,
non risulta ci sia stato uno scatto della classe dirigente, tale da spingerla
ad indire dedicate e costruttive riunioni all’interno delle stesse amministrazioni
o in sinergia tra loro (per es. amministrazione comunale, provinciale,
sindacati, associazioni di categoria, confindustria, nucleo industriale, ecc.
ecc.) per capirne le cause e trovare le soluzioni nel tentativo di risalire la
graduatoria di uno o più gradini. Adesso, cosa si sta facendo o si pensa di
fare per il prossimo anno?
Non
diciamo nulla di nuovo se rammentiamo che tra i parametri usati per stilare la
graduatoria della “Qualità della vita” oltre agli affari, il lavoro, la popolazione
ed il tempo libero, entrano a pieno titolo e con maggior peso l’acqua, l’aria,
i rifiuti, il traffico. In una parola l’ambiente in cui viviamo, dove anche i
beni pubblici e storici sono parte integrante.
Elementi
che dalle ultime amministrazioni
della città, hanno ricevuto un tale trattamento da contribuire a far scivolare,
e poi mantenere, la città di Vibo Valentia agli ultimi posti. Sono note a tutti
le disastrose gestioni della:
- dell’acqua che dovrebbe essere
potabile (alzi la mano chi apre il rubinetto e trova piacere nel berne un
bicchiere) e sottoposta, ormai da anni, ad indagine della procura;
- del traffico caotico con l’aggiunta
d’incontrollati colli di bottiglia su strade già congestionate che aumentano l’inquinamento
e la difficoltà di circolazione.
Per
non parlare della situazione ambientale di vecchi e nuovi insediamenti
abitativi lasciati all’incuria o all’abbandono. E’ di quest’ultimo periodo la
fogna a cielo aperto in piazza Terranova, cuore del centro storico, per la cui
soluzione ci sono voluti mesi di reclami e sollecitazione dei residenti. Che
dire della nuova zona Bitonto e dintorni, abitata da molti nuclei familiari da
circa diciotto anni, ma ancora mancante della rete idrica, con buona pace della
sicurezza sanitaria che tale distribuzione dovrebbe garantire e del dovere
civico delle amministrazioni che nemmeno cinque personali lettere, negligentemente
rimaste senza risposta, sono riuscite a risvegliare. Ancora, le
circonvallazioni, inutili opere morte come monumenti dello sperpero del denaro
pubblico; di ciò che non si è fatto a Vibo Marina per migliorare le condizioni
di crescita o di ciò che era meglio che non si facesse come l’infelice ed assurdo
taglio dei pini dalla folta chioma, da circa cinquanta anni sul lungomare, per
sostituirli con palme spennacchiate poco consone all’ambiente. In questo triste
elenco c’è da aggiungere:
- Il dissesto finanziario il dissesto finanziario che le
varie amministrazioni hanno fattivamente contribuito a produrre e che costerà
salato ai cittadini;
- la mancata divulgazione del
“Piano Comunale di Emergenza – Rischio Sismico e Idrogeologico” emesso
nell’ottobre 2005 per il quale i cittadini non hanno ricevuto alcuna
informazione, non sono stati indicati percorsi o vie da seguire nei casi di
calamità, né segnalati centri o aree di raccolta. Eppure il nostro territorio è
in zona sismica di prima categoria, e in una simile disastrosa eventualità la
preparazione consapevole d’utili comportamenti da parte di tutti è fattore decisivo
per la limitazione di danni civili e materiali.
Il
futuro è degno figlio del presente e non può prescindere dal passato. La
crescita ordinata ed ecocompatibile del territorio nel rispetto delle sue
vocazioni e nell’interesse di tutti i cittadini è frutto di una corretta ed
onesta programmazione che, visti i risultati, fino ad ora è mancata. Se questo
è il presente come potremo “risalire la china”?
Bruno
Ceravolo
Per
il Forum delle associazioni vibonesi
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